Un’unica serata con tre celebri riscritture
Le rubriche di fashionchannel.ch: “DANZA & BALLETTO” con la Direzione artistica di Michele Olivieri
CREMONA – All’immaginario di "Eyes Wide Shut" capolavoro di Stanley Kubrik si ispira il coreografo catanese Roberto Zappalà, che torna al Teatro Ponchielli di Cremona domenica 30 marzo (ore 20.30) dopo anni di assenza con un nuovo lavoro: la "Trilogia dell’estasi", che raccoglie in un’unica serata le riscritture di "Aprés midi d’un Faune" di Debussy, il "Boléro" di Ravel e "Le Sacre du Printemps" di Stravinskij, tre fra le più celebri composizioni dell’ultimo secolo e mezzo. Il fulcro di questa trilogia è lo spazio in cui si crea un “dispositivo scenico” che, volta per volta, performance per performance limita, amplifica, modifica, la danza.
Il progetto vede Roberto Zappalà affrontare tre grandi composizioni classiche e per lui anche “sacre” che hanno segnato il percorso coreografico (e anche musicale) dello scorso secolo. Il rispetto che ha sempre avuto per questi lavori lo ha fatto riflettere per più di 10 anni. Oggi il momento è maturo per metterli in scena.
Le tre creazioni che hanno come comune denominatore il linguaggio chiaro e selvaggio di Zappalà sono Il pomeriggio di un fauno – Boléro – La sagra della primavera e vengono tutte presentate nella stessa serata con il titolo Trilogia dell’estasi. La sfida e la scommessa di questa trilogia a posteriori è quella di trovare un nuovo immaginario che senza negare per partito preso il passato vuole non modernizzare ma, forte della maturità acquisita, personalizzare un mondo che ha già un potere evocativo immenso. Oltre al linguaggio specifico del coreografo, diventa così importante se non fondamentale il lavoro sullo spazio, creando un “dispositivo scenico” che, volta per volta, performance per performance limita, amplifica, modifica, la danza creata dal coreografo.
Per fare un esempio il primo tassello della trilogia, già rappresentato in forma di studio, nella meravigliosa versione pianistica suonata da Leonardo Zunica, L’après midi d’un faune di Debussy, viene danzato in uno spazio ristretto, tappeto reale e/o simbolico che sia, con quello che questo comporta in limitazione dello spazio scenico e coreografico. Come sempre per Zappalà l’accento è sulle relazioni umane, sui rapporti tra uomini e donne: negati, esaltati, violati in una “riflessione” coreografica sulle derive della società contemporanea.
Il primo mobile concettuale della creazione trae ispirazione da un tragico fatto di cronaca accaduto durante una festa in una villa nella campagna romana agli inizi del 2021 sul quale si innesta un’evocazione dell’iconica sequenza della festa in “Eyes wide shut” di Kubrick; entrambi, episodio di cronaca nera e scene cinematografiche, sono liberamente trasfigurati dall’immaginario visivo e coreografico di Zappalà. Un unico set scenico ospita la creazione, creazione che al contempo racchiude rispettivamente l’esclusione, il corteggiamento e l’erotismo nel “L’après midi d’un faune”; l’inclusione, il vizio, la lussuria nel “Boléro”, e infine la persecuzione e il sacrificio nel “Sacre du Printemps”.
Per citare il titolo di un vecchio film di Lelouch che si conclude appunto con le riprese del “Bolero” di Ravel/Béjart si tratta sempre di danzare con e per “gli uni e gli altri”.
Biglietti: tel 0372022001/02 - [email protected]
A cura di Michele Olivieri (Direttore Sezione Danza)