“Parola all’esperto”, ascoltando le sue opinioni, consigli e riflessioni, oggi incontriamo il Dott. Michele Mattia, psichiatra e presidente Asi-Adoc
Le rubriche di fashionchannel.ch: “SALUTE E MEDICINA”
“Quand’ero piccolo mia madre mi diceva sempre che dovevo fare il bravo bambino. Mia madre era molto religiosa e ci teneva tantissimo a seguire tutte le funzioni. Prima il dovere e raramente il gioco, il divertimento. Mia madre era molto normativa…ho molto amato mia madre, ma forse l’educazione è stata troppo severa. Anticipava sempre lei ogni cosa: devi fare così…è sbagliato fare in quel modo…stai attento quando esci….non farmi fare brutte figure…questo mi diceva.
Lo diceva per proteggermi, ma forse ha avuto l’effetto di non autonomizzarsi…” Così racconta Antonello la sua infanzia. Antonello, che oggi ha 50 anni, durante l’adolescenza ha iniziato a sentirsi dubbioso, insicuro, ad avere pensieri ruminanti. Con molta difficoltà riuscì a terminare la scuola commerciale e iniziò anche a lavorare.
Dopo pochi mesi di lavoro sviluppò sempre più difficoltà relazionali, lavorative e sociali. Al lavoro era molto più lento degli altri: per adempiere ad una mansione che i colleghi facevano in un’ora, lui ne metteva almeno due e nei mesi il rallentamento era diventato ancora più significativo ed anche gli atti della vita quotidiana cominciarono a rallentarsi.
La sua mente era colma di pensieri dubbiosi, di ruminazioni, di contraddizioni e per ridurre quest’ansia psichica iniziò a mettere in atto comportamenti compensatori. Iniziò a lavarsi le mani sempre più spesso poiché i suoi pensieri gli dicevano che tutto ciò che toccava poteva esssere contaminato.
Ogni cosa che toccava doveva essere poi compensata con innnumerevoli lavaggi. Iniziò ad associare alla paura della sporcizia e al lavaggio, il conteggio dei numeri. Se non si lavava le mani almeno 20 volte non si sentiva pulito e se l’ultimo lavaggio non coincideva con un numero mentale multiplo di 3 doveva ricominciare tutto daccapo.
Non è stato aiutato in tempo! Non è stato compresa la sua difficoltà!
È arrivato tardi in terapia! Il disturbo ossessivo compulsivo si può curare, ma bisogna riconoscerlo e sapere chiedere sostegno subito.
A cura di: Dott. Michele Mattia (psichiatra e presidente Asi-Adoc)