DANZA & BALLETTORossella Brescia in “Carmen”

20.05.22 - 20:00
“Roma City Ballet Company” di Luciano Cannito
(foto: Ripari Young Group)
(foto: Ripari Young Group)
Rossella Brescia in “Carmen”
“Roma City Ballet Company” di Luciano Cannito

Le rubriche di fashionchannel.ch: “DANZA & BALLETTO” con la Direzione artistica di Michele Olivieri

MILANO – Un gruppo di profughi sbarca a Lampedusa dopo un viaggio allucinante, sfruttati dallo scafista “Escamillo” e braccati dalle forze dell’ordine comandate dal severo maresciallo dei Carabinieri “Don Josè”. L’amore travolgente tra Carmen e Don Josè, il tentativo di quest’ultimo di piegare il fiero spirito ribelle della sua amata ad una vita perbene, fatta di routine, belle passeggiate e tanta televisione. La passione si trasforma in noia, solitudine, angoscia. Carmen, non sa e non può vivere in una gabbia di mediocrità. Fugge e torna dai suoi amici al campo profughi. Fugge tra le braccia di Escamillo, ben consapevole di quello che l’aspetta... La potenza della musica di Bizet è riuscita a far diventare il nome “Carmen” un archetipo universale della cultura dell’Occidente. Dire Carmen è un po’ come dire passione estrema, voluttà, forza e istinto. Carmen è il sole del Sud, la felice disperazione di possedere solo se stessi e la propria libertà.

La mia Carmen è forse semplicemente questo. Immaginata nell’isola di Lampedusa, isola del Sud per la ricca e annoiata Europa, mitico Nord per centinaia di disperati e profughi in fuga chissà da dove e chissà per quanto tempo. Don Josè è il potere, Escamillo il successo, Carmen la libertà. Storie, del resto, sotto i nostri occhi dalla mattina alla sera. Carmen può essere oggi una siriana, un’afghana, una pakistana, una sudanese, una ucraina e non ha paura di rischiare tutto per la propria libertà. È una giovane donna che, come una leonessa, sa di possedere forza, bellezza, potenza e libertà. Carmen sa di essere ricca di quella ricchezza che non si può comprare. È invece Don Josè ad essere un poveraccio imbrigliato nella sua burocratica e sicura armatura di maschio occidentale ad avere tutto da perdere contro chi non ha nulla da perdere. E poi c’è Escamillo dell’Opera di Bizet. Il grande torero. Il “macho”, diremmo noi oggi. Straordinario ritratto anche questo, di personaggio archetipo. L’uomo del successo, l’uomo della gloria effimera. Tutto sommato l’uomo della superficialità. La storia di Carmen termina con la morte di Carmen, ma il vero perdente è Don Josè che resta vivo, ucciso però nell’anima, nella fede e nella speranza. Ce lo racconterà di persona l’attore, il vecchio maresciallo dalla sua galera del corpo e dell’anima, rivedendo come in un film la sua unica grande storia d’amore, i suoi errori, il suo orgoglio di animale ferito.

Teatro Manzoni (Milano) 25 e 26 maggio, ore 20,45

A cura di Michele Olivieri (Direttore Sezione Danza)

 

 

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