Dal Teatro alla Scala, sabato 15 maggio ore 20, in streaming
Le rubriche di fashionchannel.ch: “DANZA & BALLETTO” con la Direzione artistica di Michele Olivieri
MILANO – Grandi coreografi del passato e del presente, un viaggio tra gli stili attraverso estratti di noti ed ispirati balletti per una serata ricca di suggestioni e di coinvolgimento emotivo, per trasportare il pubblico in una dimensione fatta di energia, colori, vitalità ma anche di elevazione, eleganza e lirismo.
Verve e brio riscalderanno la scena, con pescatori e matadores, con il torero Espada e la Ballerina di strada dal primo atto del “Don Chisciotte” di Rudolf Nureyev nelle calde tinte di un folklore spagnolo stilizzato, così come nel turbinio del virtuosismo di “Gopak”, danza nazionale ucraina di cui l’assolo coreografato da Rostislav Zakharov in “Taras Bulba” resta uno dei più famosi esempi e gran prova di bravura. Colori forti, quelli tipici del sud, nel passo a due da “Cantata”, celebre coreografia di Mauro Bigonzetti che con gestualità passionale e viscerale rievoca una bellezza mediterranea e selvaggia, attraverso una danza istintuale e vitalissima per inscenare il rapporto uomo-donna: la seduzione, la passione, le schermaglie, la gelosia.
Danza pura e brillantezza convivono nel Passo a tre (Thème Varié) e nella Mazurka da “Suite en blanc” di Serge Lifar, creata nel 1943, su estratti musicali dal balletto “Namouna” di Édouard Lalo, per il Balletto dell’Opéra di Parigi di cui era Direttore, e che nel 1951 portò anche alla Scala, lui stesso in scena nell’adagio con Liane Daydé. Così ne parla Lifar - di cui ricorre quest’anno il 35° anniversario dalla scomparsa - in ‘Le Livre de la Danse’: “Componendo Suite en blanc, non mi sono preoccupato che della danza pura, indipendentemente da tutte le altre considerazioni. Ho voluto creare delle belle visioni, visioni che non hanno niente d’artificiale, di cerebrale. Ne è risultato una successione autentica di piccoli studi tecnici, di concentrati coreografici indipendenti gli uni dagli altri ma apparentati tra di loro da uno stesso stile neo-classico”.
L’omaggio ai grandi coreografi del Novecento porta sul palcoscenico altri passaggi, di grande afflato e emozione, che solo lo stile dei grandi maestri sa trasmettere attraverso la danza: torna “L’historie de Manon” di Kenneth MacMillan nell’appassionante passo a due del primo atto (scena seconda) e, per la prima volta, un assolo e un passo a due di grande suggestione e rapimento da Spring and Fall di John Neumeier. Creato nel 1991 per Manuel Legris e Gigi Hyatt è ispirato dalla Serenata per archi in mi magg. op. 22 di Antonín Dvořák: “Su questa musica - scrive Neumeier - non aveva senso inventare una storia. È molto più importante la tematica del movimento, che io vedo nella musica stessa, nel continuo passare dalla tensione alla distensione... Parlerei di Spring and fall (titolo di una poesia inglese di Gerard Manley Hopkins) nella misura in cui spring non significa soltanto “primavera”, ma anche “salto”, e fall non è solo l’“autunno”, ma anche la “caduta”. Questo è già un contenuto adatto a un balletto: saltare è quando si raccolgono le forze per slanciarsi verso l’alto, e cadere è quando le si lascia andare, in una sorta di distensione che riporta a terra”.
Nel decennale della sua scomparsa, l’originalità di un altro grande del Novecento, Roland Petit, viene celebrata in due diversi momenti: da uno dei suoi magistrali successi, “Proust, ou les intermittences du coeur”, l’evocativo duetto maschile “Le combat des anges”, sull’Elégie op.24 per violoncello e pianoforte di Gabriel Faurè, già apprezzato sul nostro palcoscenico, e da un titolo mai presentato prima alla Scala, “Debussy pour sept danseurs”, creato nel 1990 su diverse composizioni per pianoforte di Claude Debussy. Sarà il passo a due sulla “Sarabande” da “Pour le Piano”, eseguita al pianoforte da Fabio Ghidotti, ad essere interpretato dai nostri artisti, lirico, elegante e delicato ma non privo della modernità di Petit.
A suggellare la serata, a riunire le anime di questo tributo ai grandi coreografi, Marius Petipa e “Paquita”, produzione che rompendo il clichè del Ballet blanc romantico si incentra su una vicenda realistica e una protagonista in carne ed ossa: in una pittoresca Spagna del 19° secolo, la trama articolata - l'amore contrastato dell’ufficiale francese Lucien d’Hervilly e della zingara Paquita, coronato da giuste nozze dopo varie peripezie e disvelamenti - è al servizio di una entusiasmante vetrina di grande danza, per i solisti e il corpo di ballo, qui impegnati nel Grand Pas e nelle variazioni del secondo atto, tra i risultati più alti mai raggiunti dell’arte di Petipa.
Musica su base registrata.
A cura di Michele Olivieri (Direttore Sezione Danza)