CUCINA E DINTORNILa cucina romana: i principali piatti della tradizione popolare

26.07.19 - 12:00
La storia della cucina romana è intrisa di tradizioni autenticamente popolari e povere, derivanti dal famoso detto “non si butta via niente”.
La cucina romana: i principali piatti della tradizione popolare
La storia della cucina romana è intrisa di tradizioni autenticamente popolari e povere, derivanti dal famoso detto “non si butta via niente”.

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ROMA -  È la storia del quinto quarto, ovvero di quel taglio di carne scartato dalle cucine dei salotti nobili, che poi finiva inevitabilmente in mano al “popolino”. Eppure, come spesso accade in tutte le tradizioni legate al cibo, oggi questi piatti sono diventati una vera e propria prelibatezza. E non si tratta solamente del quinto quarto, ma anche di altri cibi come la coda, la trippa e via discorrendo. È un tema che fa venire l’acquolina in bocca e che merita senza ombra di dubbio un approfondimento.

Le caratteristiche della cucina romana povera

Il principale vanto di questa cucina locale è di aver saputo sfruttare sapientemente quanto offerto dal territorio. I prodotti tipici romani, che sono oggi disponibili anche online, provengono da tante aziende agricole, ancora perlopiù a conduzione familiare e con origini molto antiche. Ciò ha portato la tradizione popolare a essere tramandata e mantenuta nel tempo, nonostante diversi fattori giocassero a suo sfavore. Si parla di usanze popolari, per l’appunto, che non lasciavano spazio ad alcuno spreco: non veniva scartato niente, ma si cucinavano tutte le parti dell’animale, dalle frattaglie alle zampette fino ad arrivare alle interiora. Sono questi i veri protagonisti della cucina povera romana, che è oggi ancora presente a Roma, anche se le contaminazioni legate al turismo hanno gioco forza portato osterie e trattorie a rivisitare i piatti tradizionali in chiave più moderna.

I piatti tipici della tradizione romana

Ci vorrebbe un romanzo per elencare tutti i piatti tipici della tradizione romana, ma lo spazio basta per nominare alcuni capisaldi immortali: ad esempio i rigatoni con la pajata, insieme alla coda alla vaccinara, alla coratella di abbacchio con i carciofi e ai famosissimi zampetti di maiale da abbinare a una particolare salsa. Poi troviamo altre prelibatezze tipiche della cucina povera che fu, come i carciofi alla giudia e i ben noti spaghetti all’amatriciana, le fettuccine, gli gnocchi alla romana e le rigaje di pollo. E nella lista non potremmo non inserire altri grandi classici di questa tradizione culinaria capitolina, come gli spaghetti alla carbonara, l’abbacchio alla scottadito, il trapizzino e la crostata di visciole

Alcune curiosità sulle specialità romane

Uno dei piatti tradizionali, che oggi entra di diritto nell’elenco degli street food, è il supplì romano. Una ricetta a dir poco povera, molto semplice da realizzare, preparata con gli avanzi del sugo di carne del giorno prima e impreziosita da pecorino, mozzarella, pangrattato e via discorrendo. In quanto a curiosità, poi, in pochi conoscono l’origine di uno dei piatti romani più buoni, ovvero gli spaghetti alla Gricia. Un piatto nato dai pastori svizzeri del Cantone dei Grigioni, che portavano fino a Roma il loro gustosissimo guanciale. Si chiude con l’amatriciana: con o senza cipolla, con pancetta o guanciale? Chiedetelo a un romano e assisterete a un vero e proprio scontro fra diverse filosofie intorno a questa ricetta.

La cucina romana proviene da una tradizione povera, ma anche creativa e gustosa, che ha contribuito a farla diventare una delle più famose e apprezzate in Italia.

Redazione Food

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