L’evoluzione delle settimane della moda è stato uno dei temi più caldi degli ultimi anni.
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LONDRA - Con la moda sull’orlo di una trasformazione epocale, accelerata dalla recente pandemia, le settimane della moda internazionali e gli stilisti sono stati costretti a ripensare al modo in cui amplificare le proprie collezioni in questo nuovo clima, senza dover rinunciare al valore e all’esperienza propri delle sfilate fisiche.
I marchi protagonisti delle fashion week, inoltre, hanno iniziato a porre maggior attenzione verso i cambiamenti culturali che stiamo vivendo, sottolineando l’importanza della sostenibilità e del benessere emotivo anche all’interno del settore moda. Così Gucci ha ridotto le sfilate da cinque a due in un anno e, la casa di moda parigina Saint Laurent, ha completamente cancellato la sfilata dalla settimana della moda di Parigi, creando un calendario proprio.
L’impatto della pandemia ha dimostrato che il business è ben lontano dall’essere convenzionale per l’industria della moda e, visto che ci avviciniamo alla fine del 2020, i marchi devono considerare trasformazioni a lungo termine, al di là del Covid. Per rimanere rilevanti, è importante costruire una supply chain sostenibile, aggiungendo creatività e facendo risuonare i valori fondamentali e la comunicazione del marchio, sia che si scelga di organizzare esperienze fisiche, digitali o ibride.
Abbiamo parlato con Jessica Michault, Executive Editor di ODDA Magazine, su come l’industria editoriale della moda è stata influenzata e sui consigli che ha da dare ai brand che non organizzano esperienze fisiche.
Da una prospettiva editoriale, di cosa pensi abbiano bisogno i brand per non perdere la visibilità nel momento in cui non è più possibile ospitare fashion show fisici?
Devono far leva sui loro fan e amici influencer per comunicare la data e l’ora di qualsiasi evento digitale che stanno organizzando, per creare un effetto a catena di sensibilizzazione dei media digitali e dei social media. Ritengo inoltre, che sia fondamentale che un brand fornisca a un editore tutte le risorse di cui avrebbe bisogno, dalle foto dei diversi look a un link per scaricare lo show o la presentazione digitale, o un’intervista con il designer sulla collezione e un comunicato stampa della collezione, in modo che i redattori possano garantire la copertura dell’evento che, a sua volta, darà al brand ancora più risonanza e visibilità.
Come è cambiato il settore editoriale della moda a seguito del Covid?
Ha fatto girare la testa all’industria. Ha fatto riflettere tutti noi su nuovi modi di impegnarsi a distanza con i nostri lettori. Tutto è diventato in una volta sola molto più personale, con le persone collegate tramite Instagram Lives, o le chiamate di gruppo Zoom, e anche più isolate. Per quanto riguarda gli spettacoli stessi, è incredibilmente difficile giudicare una collezione senza vederla dal vivo. E quei marchi che fanno spettacoli veri e propri, di fronte al pubblico, sembrano in qualche modo anche per chi li guarda online, generare più senso di comunità e di connessione. Cosa posso dire? Sono tempi strani quelli che stiamo vivendo.
Una discussione critica con le istituzioni internazionali della moda sul futuro della fashion week
Attraverso il manifesto di rinnovamento congiunto del British Fashion Council e del Council of Fashion Designers of America (CFDA), l’industria si è fatta un’idea di come le due principali istituzioni della moda vedono il futuro delle settimane della moda e di come sono unite nel guidare il cambiamento sistemico all’interno del settore.
Redazione Fashion A cura di G. Ciccariello