PEOPLENoemi Gherrero, la mia quarantena mi ha cambiato la vita

22.04.20 - 14:00
Siamo abituati a vederla perfetta sul set fotografico, esuberante a teatro, affascinante nel mondo dei social. Per Noemi Gherrero, l’emergenza Coronavirus potrebbe aver rappresentato un’autentica svolta.
Ph. Luca Sorbo
Ph. Luca Sorbo
Noemi Gherrero, la mia quarantena mi ha cambiato la vita
Siamo abituati a vederla perfetta sul set fotografico, esuberante a teatro, affascinante nel mondo dei social. Per Noemi Gherrero, l’emergenza Coronavirus potrebbe aver rappresentato un’autentica svolta.

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Il Covid-19 l’ha toccata nel profondo, le ha scombussolato l’ordine delle priorità, l’ha allontanata dalle luci dei riflettori e l’ha riavvicinata agli affetti familiari. Normale, dunque, che nulla sarà come prima. Per lei che da anni vive il piccolo e il grande schermo, che presenta eventi o posa per alcuni dei fotografi professionisti più importanti d’Italia, questa esperienza rappresenta una chiave di volta. Così, l’intervista diventa l’occasione per approfondire temi seri, per rimettere in discussione le priorità femminili, per riorganizzare la propria vita in funzione della famiglia e per aprire nuove porte nel campo della scrittura o della creatività artistica. Un’intervista che ci avvicina ad una persona “nuova”, per la quale l’immagine viene dopo il pensiero. E in queste risposte ha moltissima voglia di dimostrarcelo…

Come hai vissuto questo periodo di quarantena forzata?

Sono molto contenta che mi si rivolga questa domanda perchè credo che ognuno di noi debba ricordare queste settimane anche e soprattutto per gli insegnamenti ricevuti. Io non sono mai stata un'ansiosa allarmista e questo mi sta aiutando anche a gestire alcuni malesseri di mia madre. 

Insomma, quando c’è il timore di avere a che fare con il Covid-19, occorre saper gestire la situazione…

Ci vuole sangue freddo: cuore e cervello, per quanto possibile, devono viaggiare all'unisono. Fede e dubbi devono fare allo stesso modo, perchè una fede assoluta spesso ti può accecare. Ora come non mai dobbiamo attivare il cervello e non farci prendere dal panico. 

Già si capisce che questi giorni ti hanno profondamente cambiata.

La quarantena ha riportato alla mia attenzione cose che troppo spesso dimentichiamo, su tutti gli affetti e il tempo da dedicare loro. Ha rimesso al primo posto la generosità, l'altruismo, la solidarietà verso chi soffre. E poi anche l'informazione: per essere uomini liberi dobbiamo farci un'opinione critica sulle cose che accadono nel mondo, perchè ci toccano e riguardano personalmente. Di conseguenza sto leggendo molto e mi sto occupando di trattare notizie dal mondo che solleticano il mio interesse e la mia curiosità. Ho deciso, in questa quarantena, di prendere il tesserino da pubblicista.

Cosa ti aspetti dalla società quando questa emergenza scomparirà? 

Ognuno di noi ha perso tanto e nessuno di noi sa cosa realmente cambierà nelle nostre vite. Credo tuttavia che non si possa ripartire facendo finta di niente, portando avanti le nostre stesse abitudini, molto spesso sbagliate, come se nulla fosse. Io, ad esempio, comincerò a fare volontariato e in questi giorni ho attivato donazioni presso due grosse ONG internazionali, per sostenere ambiente e bambini africani che si trovano a non avere acqua potabile. Non possiamo pensare che il nostro mondo giri solo attorno alle macchine di lusso, al beauty e agli aperitivi del sabato sera. Mai come ora, tutti noi abbiamo provato sulla nostra pelle cosa significa essere impotenti. 

Insegnamenti che devono diventare consuetudini.

Non dobbiamo dimenticarlo quando usciremo da questo delirio. Questa per noi rappresenta un'opportunità per cambiare stile di vita, per mangiare bene, per stare all'aria aperta, per apprezzare il valore del tempo e la bellezza della natura. Occorre essere creativi, avere coraggio di fare qualcosa che mai avremmo pensato di fare. 

Anche tu hai già cambiato, in parte, vita…

Ho lasciato casa. Ho ritenuto anche fosse più giusto passare il mio tempo con la mia famiglia, mia madre e mia sorella. Ma mi hanno colpito nel profondo scene di torture a danno di anziani nelle case di cura, mi ha talmente mortificato che mi ha fatto venir voglia di occuparmi, anche se non direttamente, di questi fatti che purtroppo succedono regolarmente. Informarsi, prendere un posizione, battersi per quanto possibile, è un diritto e dovere sociale. Insomma, non possiamo pensare che veramente l'unica cosa che conta siano i nostri interessi, che l'unica cosa che deve riguardarci è andare al mare a fare vacanze e poterci permettere l'ultima borsa di griffe. Credo che ci sia bisogno di un nuovo spirito umanitario, di capacità di risposte e di adattamento al problema, ben diversi da quanto fatto finora. Mi indignerò, laddove mi renderò conto che nulla si è smosso. 

Eppure, c’è anche il bicchiere mezzo pieno…

Mi rende fiera il fatto che tante persone, anche nel silenzio, hanno scelto di contribuire attraverso la propria competenza, a servizio della società. Mi riferisco soprattutto a tutti quei medici in pensione che hanno scelto liberamente di ritornare in servizio non curanti dei rischi e di quella bellissima solidarietà fatta da gente comune, gente che spesso non può mettere neanche il piatto a tavola.

E tu, da napoletana doc, ne sai qualcosa di questo spirito di solidarietà…

Nel mondo è girato tanto il video del paniere solidale. Immagini che hanno inorgoglito noi italiani, napoletani in particolare, perchè ci è stato riconosciuto un grande valore: restare umani. Ecco, quel quartiere io lo conosco bene, poichè vivo nei pressi e non si tratta di una famiglia di Posillipo, un quartiere ricco, dove magari la gente può permettersi di pagare un affitto da 1500 euro al mese. Non conosco quella coppia che s'è inventata il paniere solidale, ma sono certa che l'unica cosa che li ha spinti è stato l'amore e la voglia di contribuire. Queste sono le persone che mi rendono orgogliosa. I ricchi che donano non mi fanno grande specie, mi colpisce la solidarietà dal basso. 

Un’osservazione: fa specie sentire osservazioni così profonde da chi vive il mondo dello spettacolo.

A seguito del lutto di mio padre, ho deciso di seguire quella, che a me sembrava, una chiamata. Nonostante la mia laurea in relazioni internazionali e diplomatiche, ho intrapreso un percorso artistico, studiando recitazione e cercando di fare quanta più esperienza in tal senso; così mi sono tuffata in un campo minato, in un territorio non conosciuto, pieno di insidie e di scelte nette da prendere. In questo periodo la mia voglia di fare l'attrice si è rafforzata, ma non sono sorda o cieca ad altri stimoli. 

Così, si sono spalancate nuove porte.

Potrei fare l’elenco dei nuovi progetti: l'idea di scrivere, di studiare da autodidatta regia, l'idea del volontariato, di scrivere un mio soggetto per un corto che racconta di handicap… Insomma, una strada non esclude un'altra. Io prima di questa emergenza stavo seguendo un percorso più televisivo, ma molte cose sono saltate e non tutto potrà essere recuperato o non per forza coi tempi che ci aspettiamo. Avevo anche in programma la partecipazione in un film indipendente che mi avrebbe lasciato di certo molta esperienza. Anche qui, non so cosa accadrà e quando sarà possibile riprendere a girare. Avevo in ballo il teatro, un pezzo a due bellissimo... e tanti eventi, legati soprattutto alla musica. Credo che in questo momento dobbiamo tener duro e non abbatterci, aprendoci a quello che la vita ci offrirà, tirando fuori altre risorse che manco conoscevamo. 

Svelaci un segreto: come hai rapportato la quarantena alla tua femminilità?

Mi viene da ridere perchè io non sono esattamente il prototipo della donna truccata. Non amo molto il trucco soprattutto d'estate, preferisco abbronzatura e gloss. Non ho uno stile ben preciso, amo molto il look safari mettendo la comodità al primo piano, usando abiti freschi come lino e cotone. Il mio vezzo sono le scarpe… quelle si che le cambierei ogni giorno! In questo periodo, per fare la spesa e indossando una mascherina regolarmente, non mi trucco per niente! Quello che faccio però è dedicarmi alla cura del corpo e al benessere a 360 gradi. Tutti i giorni ho la mia ora di allenamento, assumo una dieta sana, uso creme e prodotti viso/corpo. in questi giorni ho anche cambiato taglio… sono ritornata alla frangia che portavo da ragazzina,  avevo bisogno di cambiare! La verità è che stare bene con se stessi non significa adattarsi ad un prototipo che ci vuole tutte bambole gonfiabili. La sensualità è tutta un’altra storia, ce lo insegnano donne che di chirurgia estetica e ritocchini vari negli anni 50 non ne facevano uso. 

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A cura di Luca Bellini

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