Le rubriche di fashionchannel.ch: “LO SAPEVI CHE…”, curiosità di moda, alimentazione, cultura, travel, wedding, cinema, tendenze e gossip”
Donne che rappresentano un primato di passione e di lavoro, ma, principalmente, storia di donne, fragili e forti, donne che riassumono egregiamente come l’imprenditoria femminile si esprime e opera, ed è un vivo esempio di come, negli ultimi cento anni, in maniera non traumatica, si è consumata una rivoluzione pacifica epocale, che ha modificato il ruolo della donna in tutto il mondo e in tutti i settori professionali. Al secolo XXI spetta infatti la trasformazione delle idee in pratica diffusa: la speranza è in una proiezione per cercare di prevedere come sarà un mondo governato anche dalle donne……
ELISABETTA ROGAI, Artista fiorentina
Moglie, madre e nonna, insegnante e artista……per Elisabetta Rogai l’arte è in ogni cosa che l’occhio apprezza per armonia di linee e colori e si traduce in bellezza. Ma cos’è questa armonia? È una composizione di linee e dimensioni che stanno in rapporto tra loro e che riepilogano la perfezione naturale, equilibrio, ritmo, gradualità, ripetitività, contrasto, tutto deve essere contemplato per assistere alla realizzazione di un’opera d’arte, sia un volto di donna, un cavallo, un aquila in volo, un paesaggio, non ci rimane che arrendersi davanti allo spettacolo unico dell’armonia, quella dell’artista Rogai, un istante rivelato, quello che serve all’artista per rubare l’anima al soggetto, lasciando libera la parte definita anima, mostrandola al mondo, le mani e gli occhi, l’attimo, il pennello corre veloce, l’abbinamento della pittura a olio con il vino, EnoArte è l’uso del vino al posto del colore, etichette che raccontano storie come i volti della gente, un viaggio con la proiezione nei tempi dello stupore, delle illusioni, del dolore ma anche della gioia e dell’amore, l’artista ne ruba i sogni, ferma istanti di sguardi, di “incontri”, le sue non sono illusioni ma suggestioni…..E con Enoarte il vino diventa il “primo attore” un calice rinascimentale di Brandimarte, un casale con una tovaglia a quadretti sulla tavola, una cantina piena di tini, un cancello con un glicine in fiore, il vero lusso della semplicità toscana …….Il punto esatto in cui la terra incontra la poesia, per vivere e promuovere il territorio, la cui chiave di lettura è l’emozione che da un bicchiere di vino, volti, suoni, parole, immagini della terra, del Made in Italy.
ANNA MARIA ORSATI VITELLOZZI, Imprenditrice
Siamo nell’hinterland fiorentino, capannoni a oltranza, la zona industriale della città dove Anna Maria Orsati Vitellozzi si muove con eleganza in Azienda, un mondo prettamente maschile, la Firenze Industrie Spa, qui sembra di entrare in un paese incantato, fatto di finestre e infissi, dove la bellezza del vetro, i giochi di trasparenze, la maestria dei tagli e dei colori del vetro si propongono agli abbinamenti con l’armonia dei cromatismi, fatti da giochi di luce, la luce che varia su vetri evanescenti, trasparenze, impalpabili emozioni, un sottofondo scadenzato dal rumore delle macchine, dal tintinnio del vetro, dalle ruote che girano incessantemente, e poi il silenzio con gli attimi di magia che danno vita alle forme per un concerto di archi, per creare nell’insieme un opera d’arte.L’Azienda è a conduzione familiare, Anna Maria lavora a fianco del marito, una Azienda che nasce da più di 30 anni con l’innovativo concept della fidelizzazione dei dipendenti.
Come ci spiega l’imprenditrice:
Firenze Industrie Spa nasce come azienda specializzata nella distribuzione di prodotti e servizi per industria, edilizia e serramentisti (attualmente insediata in un’area di 8000 mq nelle immediate vicinanze dell’uscita di Calenzano dell’autostrada A1) ma ad oggi proiettata alla vendita di materiale per ristrutturazione e principalmente porte e finestre. Da questo cambio di tendenza nasce l’acquisto della nuova unità di prossima inaugurazione che permetterà un’espansione di ulteriori 4000 mq e l’allestimento di una grande area espositiva. Sono una donna che lavora ma sono legatissima alla mia famiglia, mio marito e mio figlio, la casa i viaggi in giro per il mondo e la boxe, retaggio dei miei ricordi infantili che mi riportano alla passione di mio padre, infatti sembra strano ma seguo la boxe e sono main sponsor di Vigan Mustafà, lo sfidante serbo naturalizzato italiano che si presenta per il titolo Italiano categoria mediomassimi.
Una bella avventura, quella di Anna Maria Orsati Vitellozzi, imprenditrice di successo e appassionata di pugilato….anche la boxe è donna!
INDRA KAFFEMANAITE, Stilista del Brand Balossa
Lituana, innamorata dell’Italia e del fashion che si respira dovunque, Indra imposta le sue collezioni sulla camicia bianca maschile, cogliendo una donna che, con raffinata fresca eleganza, esprime la sua femminilità in un gioco di bianchi. Una donna che indossa capi rubati dal guardaroba maschile come la camicia candida, studiata dalla stilista che interpreta il suo capo “base” in termini di uso universale, dando degli accenni e sottolineando dei particolari che fanno la storia della camicia da uomo, dal modello della doppia camicia in una, severa ma affascinante, allo sbieco del collo che riporta ad un raffinato Dandy settecentesco, la trasformazione della camicia in una candida e verginale tuta, dalle mistiche reminiscenze,
E poi Indra trova l’accenno nei “papier de musique” la piegatura che ricorda il rigo musicale, il dorso di una camicia, trionfante, che si arricchisce ai lati per diventare una quasi mistica cotta monacale, ruba il plastrom alla camicia da smoking maschile ricordando che Oscar Wilde diceva “l’eleganza si concentra nella camicia” usandolo per sottolineare un morbido scollo.
Una serie di tagli che diventano cinture, punte asimmetriche da cui sbuca un allegro rosario, un flash di colore sul candore del bianco, spacchi laterali che, da squadrati, diventano rotondi ritrovando l’ispirazione negli affreschi di Piero della Francesca, incroci, intrecci, un modello nel quale Indra, nel citare la camicia bianca, ne disegna una molto classica ma priva del tradizionale colletto che diventa un inedito cappuccio, ma anche stola, mantella, cintura, una camicia ornata da un pannello che diventa quasi un grembiule, apparentemente un controsenso, apparente in quanto, affermando il concetto della stilista, la camicia bianca diventa paradigma del minimalismo, la tendenza a semplificare usandola come sfondo etnico, presentandola morbida, lunga e svasata con collo a solino, maniche ampie e arricciature, gli scolli coreani minimali, ed infine camicie che diventano quasi mini abiti dall’ eleganza fragile, il popeline di cotone si fa pesante per il cotè androgino che si affianca alla seta strech femminilissima.
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Redazione: fashionchannel.ch – Scrive: Cristina Vannuzzi